Google, i Glass e l’autodistruzione

Mancano ancora parecchi mesi all’uscita dei Google Glass, gli attesissimi tecno-occhiali di Google che potrebbero rivoluzionare il settore. Come abbiamo visto qualche settimana fa però in tre città degli States 8.000 selezionatissimi clienti potranno averli in anteprima in una specie di beta test prima del lancio.
Ho parlato di clienti perchè non solo dovranno seguire una ferrea lista di regole ma dovranno anche pagare per intero i 1.500 Dollari che serviranno per prendere la versione definitiva.

La notizia di questi giorni invece è ancora più clamorosa, difatti Google ha selezionato con cura a chi affidare i preziosi 8.000 prototipi  e non vuole che finiscano nelle mani (o sui nasi) delle persone sbagliate.
Ecco perchè ha escogitato un modo per evitare che qualcuno decida di prestarli, regalarli o peggio ancora venderli.Il problema è emerso dopo che un furbo tester non aveva perso tempo mettendo all’asta su ebay il proprio paio di Glass alla modica cifra di 90.000 Dollari.

Asta che è stata subito cancellata dallo stesso creatore dopo aver scoperto che Google vietava severamente simili comportamenti, e la sanzione è a dir poco spiacevole.
Difatti se il dispositivo dovesse passare di mano, per qualunque motivo, questo verrà disattivato da remoto rendendolo inutilizzabile.
Se vi aspettavate un autodistruzione in stile 007 rimarrete delusi, ma credo che Google abbia dovuto rinunciare alle micro esplosioni per evitare risarcimenti milionari per via dei nasi spappolati.

Battute a parte la notizia va presa seriamente perchè Google non ha risposto alle domande di chi chiedeva se tale provvedimento viene usato solo per questi 8.000 occhiali del test o rimarrà anche per i Glass definitivi.
Se così fosse sarebbe uno dei primi clamorosi passi dell’industria 2.0 verso la ridefinizione del concetto di proprietà di un oggetto fisico. Fin ora il problema si era manifestato per cose immateriali come le canzoni di iTunes o i videogame acquistati tramite digital delivery, già così è una mezza truffa il non poter disporre completamente di un bene che ho acquistato, seppur sia un file.
Allargare questo concetto ad un oggetto fisico sarebbe decisamente troppo, speriamo che Google non faccia un simile passo e se per caso dovesse farlo che nessun altro produttore lo segua.  

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